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Ofelia

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…Da mille anni e più la sua dolce follia
mormora una romanza al vento della sera…

 ( Arthur Rimbaud )

 

  

Ofelia

 

 

vertigine celeste

allo sguardo

che cerca la sua rotta

 nell’insondabile

spirito del mondo

 

naufraga del sogno

 Ofelia

indugia  sul lungo fiume nero  

 fantasma  al passo leggero

delle nubi nel cielo

 

 favola o incantamento

 al sussurro del vento

 coglie gemme tra gli steli

 

    verdi  dissolvenze

 farfalle smarrite

fiori aulenti

 

  luce vagante

 solitudine di  stella

che l’alba non cancella.

 Giuseppina Rando - 12/11/2015 12:18:00 [ leggi altri commenti di Giuseppina Rando » ]

Ringrazio Annalisa,Nando e Sara della lettura e del commento. I versi sono stati ispirati dal dipinto" La morte di Ofelia " del pittore preraffaellita John Everett Millais, ove si possono cogliere simboli e metafore che richiamano tanto l’infelice vita del personaggio sahakespeariano quanto il disagio esistenziale che si sperimenta oggi.

 Sara Cristofori - 12/11/2015 08:20:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

la figura di Ofelia possiede da sempre quel fascino misterioso che tu hai saputo rendere bene in questi bei versi :)

 Ferdinando Battaglia - 12/11/2015 08:14:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Credo che il personaggio di Ofelia, sia solo l’ispirazione attraverso la quale lo sguardo poetico dell’Autrice, contempli in sé ciò che invero abita e vive come intima aspirazione l’animo umano: la pienezza relazionale del "noi", che può essere il classico io-tu di due innamorati oppure l’esperienza di altre forme relazionali in cui si manifesta l’Amore. Allora, così, risuona nei versi la tragedia di Ofelia e s’nnalza in battito d’ali la chiusa, levandosi alle altezze vertiginose dell’assenza:"  luce vagante/solitudine di  stella/che l’alba non cancella.".
Ed è di squisita e delicata finezza ed intelligenza la scelta lessicale della poetessa, ché la stella brilla quando il cielo è buio, metafora delle notti del cuore e lo illumina la stella dalle profondità di altezze incommensurabili, distanze spazio-temporali quasi a significare il Mistero e la sua irraggiungibilità, analogia efficace, riversa nella scrittura di questi versi, del desiderio, con quel vagare (sembra un fallimento ma è la sua carta vincente: il desiderio inappagato è tormento e delizia dell’animo umano, misura d’infinito nelle clausure del cuore) e, arrivando al piccolo gioiello finale, la lotta tra il desiderio (la stella e il suo vagare nella solitudine - l’io che anela l’altro, il "tu" come fondamento per un "noi" sempre nuovo, irripetibile nella sua sostanza, quando anche non nella forma) e la luce dell’alba, simbolo qui della ragione, della razionalità che vorrebbe cancellare (un’alba che qui subisce la sua sconfitta, poiché la ragione definisce e chiude pur liberando, il desiderio apre all’atemporalita dell’indefinito pur legando, ma è con i nodi di questa legatura che si ascendono le vette dell’anima).
Sembra una lotta di paradossi e quell’alba che non riesce a cancellare l’inquietudine notturna del desiderio, può voler dire il tormento di chi cerca la pace del giorno ovvero la "santa" ostinazione di un richiamo.
Ciao, Giuseppina, e scusami tutti i possibili e probabili errori, sia a causa della mia ignoranza, sia perché scrivere con il piccolo cellulare non mi è agevole al controllo e alla revisione del testo appena redatto; ma aspettare un momento migliore, significherebbe il rischio di non trovarlo mai.

 Annalisa Scialpi - 11/11/2015 10:31:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]

Meravigliosa poesia, allusiva e magicamente ’fluida’.

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